28 giugno 2012

Perché Linux

Anni fa, quando decisi di usare Linux stabilmente, mi ripromisi di non diventare uno di quei testimoni di Geova che aspettano solo l'occasione giusta per attaccarti un bottone infinito su Torvalds, il software libero, i pinguini e le console. In parte ci sono riuscito, in parte no.

Una delle software house per cui ho lavorato tempo fa metteva a disposizione degli impiegati una mensa a prezzo ridotto. Non gratis, badate bene. I miei nuovi colleghi mi ci portarono a mangiare fin dal primo giorno, e fin dal primo giorno li ho sentiti lamentarsi: la pasta è scotta, la carbonara è cruda, la carne puzza, la verdura è marcia. Una, due, tre, cento volte. Era vero, mangiavi primo e secondo a poco prezzo ma che schifezze! Però, puntualissimi all'una tutti i giorni, ecco alzarsi i carismatici del gruppo che invitavano tutti gli altri a ricominciare il loro strano rituale quotidiano. Io, a costo di essere chiamato asociale, ho iniziato ad andare con loro sempre meno spesso fino a smettere del tutto. In fondo se uscivo fuori oltre a fare due passi mangiavo anche meglio: pizza a taglio appena sfornata, panini mozzarella e cotto, giapponese. Ok lo ammetto, ogni tanto kebab. Alla fine ho scoperto che altri mangiavano fuori regolarmente, e altri ancora hanno finito per unirsi a noi. Insomma, tanto asociale non ero.
Non ce l'avevo con la mensa in particolare, ma volevo mangiare meglio. Ero stanco di lamentarmi tutti i giorni senza fare mai niente ed ero stanco di supportare con i miei soldi un servizio che mi faceva schifo.

Era lo stesso periodo in cui uscì Windows Vista: era identico a quello vecchio ma costava di più, richiedeva hardware più potente, si bloccava più spesso ed era più vulnerabile a virus e worm. Io usavo il vecchio Windows 2000, ma con l'uscita di Vista e la sospensione delle patch di sicurezza mi sono trovato di fronte a un dilemma. Potevo restare su un vecchio sistema non più supportato, potevo provare a scaricare una copia pirata di XP e rimandare il problema o potevo tirare fuori i soldi per supportare una compagnia che fa il bello e il cattivo tempo e mi costringe a pagare a prezzo pieno un software che non voglio e che non mi piace. Tipico quando chi ti vende il software ha il monopolio. Poi mi sono ricordato di tutti quei matti che continuavano a parlarmi di Linux. A quanto pare è stata una scelta vincente nonostante le perplessità e gli sforzi iniziali: con Windows 8 la storia è destinata a ripetersi.

Nel tempo mi hanno dato dell'hippie, dell'eccentrico controcorrente, del tirchio/squattrinato, del pirata che scarica tutto gratis e dello sfigato che usa programmi lenti, buggati e anni '80 (riferito ai software open source, git in particolare). Questo detto da fieri utenti di Firefox, Thunderbird e Chrome, con i loro sistemi Windows non genuini e WinRar craccato d'ordinanza. Ecco, sono critiche che si contraddicono da sole, la gente non sa di cosa parla.

Il punto è che Linux funziona meglio senza mettere limiti assurdi, gratis. Microsoft investe in DRM, improbabili misure di sicurezza e patch su patch. Il risultato è che Windows ha portato pochissime innovazioni in oltre 20 anni (a parte agli inizi), concentrandosi più sull'evitare che gli altri li superassero commercialmente. Milioni spesi in pubblicità e in software che bene o male esistevano anche prima, ma dai nomi ammiccanti (SilverLight, .net). Il risultato è che si trascinano dietro un filesystem lento e vecchio (NTFS quando va bene), un sacco di problemi che non risolveranno mai e un'interfaccia che sa di muffa. Più una valanga di software che nessuno vorrebbe più vedere, tipo Explorer. Sembra che con Windows 8 vogliano recuperare, ma tutte le novità che propongono io le uso già da tempo. Insomma, vi chiederanno un'altra volta soldi per vendervi una scatola nuova piena di cose vecchie.

Non fosse che per zittire i vari testimoni di Geova, chiamate il vostro amico esperto di Linux e fate una prova. Poi commentatemi e fatemi sapere :)

9 giugno 2012

Un passo avanti, due indietro

Vi ricordate di SuperEva? Quel vecchio motore di ricerca dalla grafica discutibile e dalle prestazioni scarse persino per l'anno in cui era uscito. Chissà perché, ma ogni volta che si parla di Volunia mi viene in mente SuperEva.

Giorni fa, dopo mesi di silenzio, mi è arrivata una mail di Volunia con un nuovo straordinario annuncio: il progetto non è morto! Anzi, il sito aprirà presto a tutti gli utenti! Beh, interessante, ma credo di aver premuto Canc sulla tastiera per sbaglio.
Fatto sta che qualche giorno dopo, parlando con un conoscente, mi trovo a navigare sul loro sito di nuovo. Sull'home page campeggia il figlio storpio dell'unione fra logo Wind e Gratta e Vinci (per completezza, alcuni notano una somiglianza con il logo TUIfly; io ci aggiungo il simbolo del V-day). No, non gli hanno defacciato il sito, è solo il loro logo. Non potendo fare il login vado sulla pagina del blog dove c'è lo stesso messaggio che ho ricevuto per mail, con qualche commento postato dagli utenti. Pochi commenti. Pochissimi, visto il clamore suscitato da Volunia e il tempo trascorso da quando ho ricevuto la mail a quando sono andato sul sito. Si vede che nella foga di liberare i polli hanno liberato anche qualche moderatore dalla censura facile, magari qualche ex del Fatto Quotidiano. Fra le vaghe promesse di aprire a tutti, di decollare ecc ecc trovo il tasto X del browser e dimentico la spiacevole faccenda.

Oggi, leggendo le notizie del giorno, vedo di nuovo il nome di Marchiori sui siti dei quotidiani: Marchiori lascia. C'è anche un link ad un testo scritto da lui, uno sfogo rivolto al web per spiegare il perché di questa disfatta precoce. In breve pare di capire che Marchiori conta poco. A parte le decisioni tecniche ha fatto poco. In altre parole non è sua la responsabilità dell'annuncio prematuro, della grafica da brivido, della comunicazione inesistente, della figura di merda spaziale. Magari non ha nemmeno scritto il discorso di presentazione, né ha deciso lui di fare tutto in Italiano.

Ho già espresso una volta la mia opinione negativa su Marchiori, ma stavolta vorrei spezzare una lancia a suo favore: io in Italia, seppure per poco, ci ho lavorato. Mi ricordo gli imbecilli che prendevano decisioni al mio posto. In Italia il programmatore è visto come un operaio di fabbrica che aziona le macchine: muovi la leva, premi il pulsante, lavora più in fretta. Andrea Martinoli di Milestone ne sa più di qualcosa. Chi paga dà gli ordini, chi ha le capacità per realizzare le cose ha le mani legate. Immagino la grande ambizione di Marchiori messa davanti ad un bimbominkia che pensa che per essere fighi basta contraddire sempre. Uno di quelli che si sono comprati iPad e iPhone, con account su Twitter, Facebook, Google, YouPorn, col libro di Steve Jobs sulla scrivania, che all'improvviso da semplici utenti diventano esperti del web.

A questo punto le figuracce sono state fatte, i soldi sono stati buttati e il tempo è stato perso.
Caro Marchiori, mi piacerebbe credere che tu sia un grande esperto, ma a me sembri sempre un teorico con la testa per aria.
Caro fantomatico Mr Volunia, complimenti per aver gestito un progetto ambizioso nel peggior modo possibile.
Caro sviluppatore che hai fatto le scarpe a Marchiori: LOL!

7 giugno 2012

Gli affitti delle Fiandre

Le Fiandre. Che posto affascinante. Pianura a perdita d'occhio, belle ragazze, ordine e pulizia ovunque, buoni stipendi, contratti d'affitto da ladroni.

Essendo arrivato a ottobre inoltrato, vale a dire dopo l'apertura delle scuole, mi sono trovato a cercare casa nel periodo peggiore dell'anno.
Immaginate la situazione: il lavoro che inizia fra 10 giorni, la casa da liberare a Parigi entro una settimana con tanto di nuovo coinquilino che ha già iniziato a portare le sue cose, ostello pieno fino a due settimane dopo. Di case per trovarne ne ho trovate, ma senza mobili; alcune senza nemmeno cucina, frigo né lampadari. Ma il vero problema sono i contratti totalmente vincolanti: una volta firmato non si può andare via fino alla scadenza. Se si lascia casa, anche con ampio preavviso, il proprietario può comunque rivalersi sul vostro stipendio direttamente alla fonte. L'idea di vincolarmi a un appartamento in affitto per i prossimi 3, 5 o addirittura 9 anni non mi piace nemmeno un po', mi capirete, specie se è un buco da ristrutturare e arredare.
Poi il colpo di fortuna proprio allo scadere del tempo, quando già mi ero rassegnato ad andare a vivere sul posto di lavoro come Onizuka: un monolocale vicino alla stazione, appena ristrutturato e completamente arredato. Con lavatrice e letto matrimoniale (no, non c'era nessun tostapane e maxischermo, per quelli di voi che pensano "alla fregatura"). Ciliegina sulla torta: il contratto è di "solo" un anno. Firmo al volo, pur sapendo che in condizioni normali non l'avrei mai fatto, e il weekend dopo sono nella casa nuova. E iniziano le sorprese: il letto matrimoniale è diventato singolo (a parte i sogni sfumati con le amanti fiamminghe, c'è il problema delle lenzuola da comprare). La lavatrice non c'è. È a mio carico, ma il tubo dello scarico ancora manca. Il campanello non funziona, il collegamento del telefono non arriva fin dentro, l'acqua calda non va, ci sono ancora calcinacci in giro. Per finire "arredato" voleva dire un tavolino tondo con tre sedie rotte e un armadio traballante e senza maniglie. Beh, ormai mi tocca starci un anno no?
Dopo qualche telefonata e un weekend con l'acqua fredda mi mandano finalmente una persona a pulire e una a sistemare la caldaia, e mi cambiano le sedie. Tre sedie con il nastro adesivo a brandelli sotto le gambe, ma almeno mi ci posso sedere. Per il letto e il campanello invece non c'è niente da fare.
Dopo tre mesi di telefonate continue riesco finalmente ad avere la lavatrice in casa (comprata da me, e sorvoliamo sui lavori fatti male e l'acqua sul pavimento). Nel frattempo, forse per la pioggia o chissà per quale altro motivo, ho iniziato ad avere infiltrazioni d'acqua in casa, con conseguente muffa. Inutile chiamare qualcuno, nessuno sembra interessarsi. Eppure mica è casa mia. Se è appena ristrutturata e ammuffisce, magari... no eh?

Ora che è arrivato il momento di andarsene, circa due mesi prima della fine del contratto, mi tocca battagliare per perdere meno soldi possibile. Alla proprietaria, che deve ri-sistemare i muri prima che trovi uno studente a settembre, fa comodo che me ne vado prima di settembre. Le fa anche comodo che pago tutto fino a metà agosto pur andando via a giugno, ma lei vuole di più: soldi dell'affitto, caparra, spese.

Questo era giusto per dire che il prossimo che viene a dirmi che all'estero tutti sono onesti, che i furbetti e gli approfittatori sono tutti in Italia, si becca un vaffanculo come nemmeno Grillo saprebbe fare. Magari onesti sì, se vuol dire "me ne frego di te tanto la legge è dalla mia".